Due mandolini nel Barocco italiano
Miki Nishiyama e Marco Luca Capucci mandolini,
Alessandra Milesi, violoncel
tiorba o clavicembalo
Questo programma è costituito dalla musica originale per due mandolini e basso continuo, in particolare del XVIII secolo, con l’utilizzo di strumenti storici. Sonate, concerti, divertimenti sono le musiche proposte, prevalentemente da camera, quali perle preziose di un mondo musicale poco noto. Vengono infatti riscoperte le principali tradizioni mandolinistiche italiane: quella veneto- lombarda, quella napoletana e quella bresciana. Attorno alla metà del secolo XVIII, infatti, si usavano in Italia vari modelli di strumenti chiamati indistintamente mandolino, ma diversi nella forma e accordatura o con nomi diversi ma identici nella costruzione ed utilizzo: usando nomenclature moderne la mandola o mandolino lombardo, diffusa nell’area centro settentrionale, il mandolino napoletano a Napoli e Roma e, relegato ad un contesto regionale, il cosiddetto mandolino bresciano, suonato nell'area tra Brescia e Cremona. Strumenti a diffusione ancora più̀ locale furono quello veneziano, quello genovese ed altri ancora. Più correttamente sono mandolini
barocchi a 5 o 6 cori di corde doppie di budello (la mandola), o 4 ordini di corde doppie in metallo e budello (napoletano) o 4 cori di corde singole in budello (bresciano). I tre tipi di strumenti “mandolino” presentano rimarchevoli differenze timbriche, una diversa scrittura e diteggiatura, dovute al differente criterio nell'accordatura. Raramente però veniva indicato nelle musiche quale modello utilizzare ed è allora che l’approfondimento storico sull’autore, lo studio della partitura e talvolta dell’iconografia, suggeriscono quello appropriato. Le sonorità trasportano nel mondo del mandolino antico,
barocco, quando lo strumento era più utilizzato dalla nobiltà̀ che dal popolo con un repertorio ampio, soprattutto da camera, in gran parte ancora da riscoprire e custodito in varie biblioteche italiane ed estere. Questo perché divenne alla moda anche fuori dai confine della nostra penisola, l’Italia frammentata in Regni, Ducati e piccoli Stati, e utilizzato a partire dal Settecento anche da autori quali Haendel, Mozart e poi Beethoven oltre che dall’italiano Vivaldi. Gli autori dei brani in repertorio sono quelli di G. B. Gervasio, P. Cauciello, C. Cecere, G. Paolucci, G. Merchi ecc.. I due mandolini, un po’ alleati e più spesso in competizione, ci trasportano in un mondo antico e seducente, unico e prezioso; accompagnati dal basso continuo realizzato dall’arciliuto e dal violoncello, che ne esalta la linea del basso, talvolta nel ruolo di solista e talvolta quale compagno di giochi nel dialogo musicale tra le parti. È il fascino di uno strumento “italiano” che racchiude in sé tradizioni e culture differenti, come quella della mandora e del liuto da una parte e della chitarra battente e del colascione dall’altra, e che nelle trasformazioni dei secoli successivi ha visto emergere solo il mandolino napoletano con l’oscuramento degli altri modelli e l’inevitabile perdita di un patrimonio storico e culturale: l’Ensemble Baschenis oggi lo riprende e valorizza attraverso strumenti originali con il loro repertorio, virtuoso e coinvolgente.
Two mandolins in the italian Baroque
r hapsichord
Miki Nishiyama e Marco Luca Capucci ,mandolin,
Alessandra Milesi, cello
thiorbo or harpsichord
Miki Nishiyama e Marco Luca Capucci ,mandolin,
Alessandra Milesi, cello
thiorbo or harpsichord
This programme consists of original music for two mandolins and basso continuo, in particular from the 18th century, using historical instruments. Sonatas, concertos, divertissements are the music on offer, mainly chamber music, as precious pearls of a little-known musical world. In fact, the main Italian mandolin traditions are being rediscovered: the Venetian-Lombard, the Neapolitan and the Brescian. Around the middle of the 18th century there were various models of instruments called mandolins used in Italy, indistinctly. They were different in shape and tuning or with different names but identical in construction and use: using modern nomenclatures, the mandola or Lombard mandolin, widespread in the central-northern area, the Neapolitan mandolin in Naples and Rome and, relegated to a regional context, the so-called Brescian mandolin, played in the area between Brescia and Cremona. Instruments with a more limited local diffusion were the Venetian, the Genoese and others. More correctly, they are baroque mandolins with 5 or 6 courses of double gut strings (the mandola), or 4 courses of double metal and gut strings (Neapolitan) or 4 courses of single gut strings (Brescian). The three types of ‘mandolin' show marked differences in timbre, writing and fingering, due to the different tuning criteria. Rarely, however, was it indicated in the music which model to use, and it is then that in-depth historical research on the author, the study of the score and sometimes in iconography, that suggests the appropriate one. The sonorities transport the listener into the world of the ancient mandolin, when the instrument was used more by the nobility than by the people, with a wide repertoire, especially chamber music, much of it still to be rediscovered and preserved in various Italian and foreign libraries. It became fashionable even outside the borders of our peninsula, an Italy fragmented into kingdoms, duchies and small states. the instrument was also used from the 18th century onwards by composers such as Haendel, Mozart and later Beethoven as well as the Italian Vivaldi. The authors of the pieces in the repertoire are those of G. B. Gervasio, P. Cauciello, C. Cecere, G. Paolucci, G. Merchi, etc. The two mandolins, sometimes allied and more often in competition, transport us into an ancient and seductive world, unique and precious; accompanied by the basso continuo made by the archlute and the cello, which enhances the bass line, sometimes in the role of soloist and sometimes as a playmate in the musical dialogue between the parts. It is the fascination of an 'Italian' instrument that encompasses different traditions and cultures, such as the mandora and lute on the one hand and the chitarra battente and the colascione on the other, and which in the transformations of the following centuries saw only the Neapolitan mandolin emerge, with the obscuring of the other models and the inevitable loss of a historical and cultural heritage: the Baschenis Ensemble today revives and enhances it through original instruments with his virtuoso and engaging repertoire.